Caso Studytme: Il Giappone non è un parco a tema per influencer
L’incidente StudyTme è un esempio plastico di come la versione influencer del viaggio si scontri con la realtà: non si tratta solo di estetica o di appropriazione culturale, ma di conseguenze concrete — sicurezza, danni materiali, fratture con le comunità locali.
Negli ultimi anni, il Giappone è diventato una delle mete più sognate, fotografate e condivise sui social network. Ogni giorno, milioni di immagini su Instagram ,TikTok e IRL Twitch mostrano strade illuminate da insegne al neon, tramonti sopra i templi di Kyoto, sushi perfettamente allineato e giovani vestiti in kimono a passeggio per Asakusa. Ma dietro a questa rappresentazione patinata e filtrata c’è un Paese reale, con una complessità sociale, economica e culturale che spesso rimane invisibile agli occhi di chi lo visita solo per accumulare contenuti.
Il Giappone dei social: una fiaba iperestetizzata
Il Giappone “da influencer” è un luogo costruito su misura per la fotocamera. Ogni angolo sembra pensato per diventare virale: le fioriture di ciliegio, i quartieri ultramoderni di Tokyo, i distributori automatici di ogni tipo di prodotto, i caffè con gatti o ricreati a tema anime.
Questo immaginario si è rafforzato grazie alla cultura pop giapponese — anime, manga, videogiochi — e al modo in cui il Paese ha saputo esportare una forma di soft power unica. Per molti, visitare il Giappone è come entrare in un universo parallelo, dove tutto è pulito, efficiente e “kawaii”.
Il problema nasce quando questa narrazione estetica diventa l’unica disponibile. Gli influencer mostrano un Giappone che è quasi un parco a tema culturale, dove tutto serve solo a essere consumato, fotografato e postato. Ma la realtà è ben diversa.
Il Giappone reale: tra bellezza e contraddizioni
Dietro l’efficienza e il fascino delle luci al neon, il Giappone contemporaneo vive una serie di sfide sociali profonde.
- Crisi demografica: la popolazione è in rapido calo. Il tasso di natalità è tra i più bassi al mondo e il Paese invecchia velocemente. Molti villaggi rurali sono ormai abbandonati, e la carenza di forza lavoro pesa su vari settori.
- Pressione lavorativa: il mito del “salaryman” instancabile è ancora forte. Le ore di straordinario non pagate, il poco tempo libero e la cultura del sacrificio personale sono problemi reali. Il fenomeno del karoshi (morte per eccesso di lavoro) è ancora presente, anche se in calo.
- Isolamento sociale: la solitudine è un’altra piaga moderna. Gli hikikomori — giovani (e non solo) che si isolano completamente dal mondo esterno — rappresentano un fenomeno preoccupante.
- Disparità di genere: nonostante i progressi, la società giapponese resta ancora fortemente patriarcale. Le donne spesso faticano a trovare spazio nel mondo del lavoro e nelle posizioni dirigenziali.
Il turismo come spettacolo
Un altro aspetto da considerare è il rapporto tra turismo e cultura locale.
Molti quartieri di Kyoto, come Gion, hanno dovuto introdurre divieti fotografici per proteggere la vita quotidiana dei residenti, stanchi di essere trattati come “comparse” di un set fotografico. Alcuni influencer, purtroppo, si comportano come se il Giappone fosse un gigantesco parco a tema: toccano ciò che non andrebbe toccato, fotografano persone senza permesso, o si aggirano per templi e santuari con atteggiamenti irrispettosi.
Dietro la cortesia tipica giapponese, spesso c’è frustrazione: molti cittadini sono stanchi di un turismo invadente che consuma spazi sacri o residenziali come se fossero attrazioni da Disney.
Cultura, non consumo
Visitare il Giappone dovrebbe essere un atto di rispetto, non una corsa a chi scatta la foto più “instagrammabile”.
Il vero fascino del Paese risiede nei suoi silenzi, nei dettagli quotidiani, nella cura invisibile che accompagna ogni gesto. Mangiare in un piccolo izakaya di quartiere, assistere a una cerimonia del tè o osservare i ritmi tranquilli di un villaggio di montagna raccontano molto più della fila per il caffè a tema Pokémon.
Scoprire il Giappone significa ascoltarlo, non solo fotografarlo. È comprendere la delicatezza delle sue convenzioni sociali, la sua malinconia e la sua capacità di equilibrio tra opposti: vecchio e nuovo, disciplina e creatività, tecnologia e spiritualità.
