Campi Flegrei Vulcano: La ricostruzione video in 3D di una futura eruzione
In questo documentario edito da Geopop vengono affrontate tutte le domande e risposte che molte persone si stanno ponendo per avere la necessaria consapevolezza per affrontare un’eruzione dei Campi Flegrei.
Il supervulcano dei Campi Flegrei, situato nella zona di Napoli, rappresenta una delle aree vulcaniche più studiate e temute a livello mondiale. Negli ultimi mesi, la regione è stata colpita da uno sciame sismico con terremoti che hanno raggiunto una magnitudo di 4.2, avvertiti in più quartieri della città. Ma quali sono i veri rischi? E che cosa potrebbe accadere nel caso di una futura eruzione?
Il supervulcano oggi: tra scienza e società
I Campi Flegrei sono spesso oggetto di allarmismi, anche sui social, ma gli esperti sottolineano che lo scenario di una catastrofica eruzione – simile a quella avvenuta 4550 anni fa, nota come eruzione di Agnano Monte Spina – è il meno probabile. Tuttavia, il territorio rimane ad altissimo rischio sia per la densità abitativa che per le peculiarità geologiche.
Che cosa potrebbe succedere in caso di eruzione
Se si verificasse un’eruzione di grande entità, questa sarebbe anticipata da un’intensa attività sismica e da un significativo sollevamento del suolo, come avvenuto nel passato. Una colonna eruttiva composta da gas, ceneri e rocce potrebbe alzarsi fino a 20-30 km d’altezza, generando flussi piroclastici (nubi ardenti) in grado di raggiungere temperature superiori a 500°C e viaggiare a centinaia di chilometri orari, distruggendo tutto ciò che incontrano nelle zone di Pozzuoli, Agnano, Quarto, Bagnoli, Fuorigrotta e fino al rilievo di Posillipo.
Le ceneri trasportate dal vento potrebbero depositarsi anche a decine o centinaia di chilometri dal cratere, causando danni anche lontano dalla zona dell’eruzione.
La probabilità reale e la storia eruttiva
Degli ultimi 15.000 anni, solo tre o quattro eruzioni su settanta sono state davvero violente. Più plausibile, secondo gli studiosi, è uno scenario simile all’ultima eruzione del 1538 (Monte Nuovo), di intensità medio-bassa. In un territorio densamente abitato, anche una piccola eruzione può però causare gravi danni.
Il piano di evacuazione e i rischi connessi
Esiste un piano di evacuazione suddiviso in due zone: la zona rossa (massima esposizione ai flussi piroclastici) e la zona gialla (rischio principale legato all’accumulo di ceneri e pomici). La zona rossa dovrebbe essere evacuata entro 72 ore in caso di allerta rossa. Tuttavia, le infrastrutture non sono adeguate a gestire uno sfollamento di massa rapido e la popolazione non sempre è culturalmente preparata a un’emergenza del genere.
Bradisismo: il respiro dei Campi Flegrei
Il bradisismo è il fenomeno di sollevamento e abbassamento del suolo, ciclico nei Campi Flegrei. Fasi di sollevamento portano con sé terremoti, mentre nelle fasi di abbassamento la sismicità si riduce. Dal 2016 il suolo si è già sollevato di circa 80 cm.
Convivere con il rischio: prevenzione e consapevolezza
La nuova legge “Campi Flegrei” introduce la rimappatura sismica degli edifici e impone l’informazione periodica ai cittadini. Insegnare a convivere con il rischio è fondamentale: ogni decisione e investimento nella prevenzione può fare la differenza.
Perché vivere su un vulcano?
Da sempre, le popolazioni si sono stabilite nell’area per via della fertilità dei suoli, la ricchezza delle acque e le favorevoli condizioni climatiche, ma ciò comporta dover convivere con la costante minaccia naturale del vulcano.






















