Il recente data breach di twitch sta cominciando a creare le prime discussioni in particolare sulla distorsione dei guadagni rispetto ai creatori e contenuti di videogiochi. Anche se ovviamente è una discussione che può facilmente portare ad estremizzazioni, diverse volte in anni passati sviluppatori si sono chiesti se è lecito che gli streamer giochino in diretta streaming senza pagare alcun fee di supporto, bilanciando anche i ricavi delle produzioni indie meno remunerative.
La risposta che la maggior parte degli streamer da,è che grazie a loro viene amplificato un gioco che altrimenti non sarebbe conosciuto ai più. Dimenticano però di dire che nolenti o volenti giocano a tutti i titoli tripla A , avendo coscienza che attirano ovviamente più pubblico sia lato categorizzazione di twitch che lato numerico di utenti connessi in contemporanea. Solo una piccola frazione di streamer per ovvi motivi economici può permettersi di ignorare i giochi “del momento”.
In questi giorni a innescare il dibattito è Cliff Bleszinski, lead designer dei primi tre capitoli della celebre saga Gears of War, ma già lo scorso anno la questione era stata sollevata da un commento di Alex Hutchinson, direttore creativo che ha lavorato per Ubisoft e Stadia (la piattaforma videoludica di Google):
L’ interrogativo da porsi se è il videogioco a portare il successo allo streamer o l’inverso?. Su Youtube è stato già affrontato questo problema e fin’ora esiste una sorta di pax tra sviluppatori e streamer. E’ bene precisare che in effetti lo streamer lavora in un’area grigia motivato dal fatto che stremmando o caricando clip di un videogioco equivale a compiere una violazione di copyright . Molti però sono in streaming per divertimento. Un piccolo numero di streamer diventa abbastanza popolare da guadagnare una notevole quantità di denaro in streaming, e come abbiamo visto dai guadagni resi pubblici pochissimi si arricchiscono veramente.
Forse Ninja e gli altri top 20 dovrebbe pagare, ma tutti gli altri streamer? In che modo un nuovo streamer potrebbe diventare abbastanza popolare da fare soldi se non potesse permettersi il canone di licenza per avviare lo streaming di giochi popolari?
Si potrebbe anche immaginare piattaforme che limitano la quantità di streamer di piccole dimensioni che possono trasmettere in streaming, o addirittura caricandole per lo streaming di determinati giochi, tranne che con piattaforme come Twitch come intermediari, perché non è realistico per tutti gli streamer agire come imprese e negoziare contratti individuali che ovviamente non sono equivalenti al costo effettivo di un singolo videogioco. I singoli sviluppatori trarrebbero davvero beneficio da tale accordo?.
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