GTA 6 slitta ancora: licenziamenti e proteste bloccano lo sviluppo
Il nuovo capitolo della celebre saga Grand Theft Auto, GTA 6, avrebbe dovuto segnare una svolta per i videogiochi e consegnare un’esperienza innovativa ai fan, con uscita prevista per il 19 novembre 2026. Dietro al rinvio del titolo si nasconde un clima di tensione negli studi di Rockstar Games.
Nei nostri giorni si sta verificando uno sciopero da parte degli sviluppatori, che si è manifestato sia nella sede di Edimburgo sia in quella di Londra del gruppo Take-Two, azienda madre di Rockstar. I motivi sono molteplici: in primis i licenziamenti di circa 30 dipendenti avvenuti a fine ottobre, che secondo il sindacato IWGB sarebbero collegati a movimenti sindacali interni più che alla presunta “diffusione di dati riservati”. I rappresentanti dei lavoratori denunciano una forte repressione da parte dell’azienda, volta a silenziare e intimidire chi chiede condizioni di lavoro più eque e la possibilità di far sentire la propria voce.
Non è la prima volta che il settore del gaming si trova sotto i riflettori per le condizioni di lavoro. Il “crunch”, ovvero ritmi massacranti e turni infiniti imposti agli sviluppatori per lanciare i giochi in tempo, è una vera piaga della categoria. Rockstar, per esempio, si era già distinta per le 100 ore lavorative settimanali ai tempi di Red Dead Redemption 2. Situazioni simili si sono verificate anche in altri importanti studi come quello polacco di CD Projekt RED (Cyberpunk 2077), con esiti spesso disastrosi al lancio.
Il caso GTA 6 rappresenta così il simbolo di un settore che, pur muovendo miliardi di dollari (stimati intorno ai 200 nel 2025), nasconde ancora molte ombre e necessita di una profonda evoluzione, sia per coloro che creano giochi, sia per chi li aspetta con trepidazione.























