La scienza spiegata del film Gravity video di Amedeo Balbi
Il film Gravity di Alfonso Cuarón (2013), con protagonisti Sandra Bullock e George Clooney, è stato acclamato per il suo realismo visivo e l’intensità narrativa. Ma quanto è scientificamente accurato? E dove invece la pellicola si prende delle licenze creative per esigenze di spettacolo?
Il film rappresenta in modo spettacolare la condizione di microgravità. Gli astronauti fluttuano in maniera realistica e i movimenti sono lenti e privi di inerzia terrestre. Questo aspetto è tra i più accurati e ha ricevuto elogi anche da astronauti reali, come Chris Hadfield.
La trama ruota intorno a una catena di distruzioni satellitari che genera una pioggia di detriti. Questo si rifà a una teoria reale, il sindrome di Kessler, secondo cui la collisione di satelliti potrebbe creare una reazione a catena devastante. La velocità e la densità dei detriti mostrati nel film, però, sono esagerate per ragioni drammatiche.
Uno dei punti meno realistici è la possibilità che gli astronauti passino dall’Hubble Space Telescope alla ISS e da lì alla stazione cinese Tiangong “a nuoto libero”. In realtà, queste strutture orbitano a centinaia di chilometri di distanza e non sono vicine come sembra nel film.
I jetpack e i propulsori per muoversi nello spazio sono rappresentati in maniera abbastanza fedele. Tuttavia, la quantità di carburante e la precisione mostrata nel film sono spesso superiori a quelle reali: nella realtà manovrare in microgravità è molto più difficile e rischioso.
