Lo scorso 4 settembre è uscito l’atteso film “Steve Jobs The Man In The Machine”
di Alex Gibney, famoso documentarista vincitore del premio oscar per l’eccellente
Taxi to the Dark Side.
Il nostro team dopo aver visionato “Steve Jobs The Man In The Machine”
cercherà di proporre una recensione della controversa visione di Steve Jobs proposta
da Gibney.
Alex Gibney è un regista che conoscevamo tutti per le eccellenti ed obiettive pellicole
proposte.
Tempo fa quando venimmo a conoscenza del fatto che Gibney stava lavorando ad una
pellicola su Jobs e che, ovviamente, non sarebbe ne stato supportato ne autorizzato in
alcun modo nella sua opera dalla famiglia Jobs e dalla Apple, capimmo che la
sua lettura della vita di Steve Jobs sarebbe stata lontanissima dall’immagine
“santificata” proposta dai media ed in particolare da quanti lavorano nell’ambiente
della Valley.
Ma durante la visione di “Steve Jobs The Man In The Machine” ci siamo trovati di fronte
a qualcosa che, forse, in pochi hanno mai avuto il coraggio di raccontare così
apertamente e in dettaglio, ossia non la storia di un “eroe” che da solo inventa un mercato
ed un impero, ma il ritratto di un uomo solo e privo di sentimenti, tormentato dalle sue scelte
personali e dalle sue manie di grandezza.
Ogni segmento della storia proposta da “Steve Jobs The Man In The Machine” ci ha messo a contatto con chi era Steve a livello umano.
Tutti gli eventi presentati e le storie sui prodotti realizzati in quegli anni non fanno altro che creare il contesto e lo scenario in cui l’uomo Steve si mosse e quali erano le motivazioni
che guidavano le sue scelte.
E’ questo il punto di forza di “Steve Jobs The Man In The Machine”, il proporre fatti riscontrabili, interviste trasmesse e fedelmente riproposte non solo di Steve ma anche di quanti furono direttamente coinvolti in quegli eventi.
Quanti non conoscono a fondo il passato di Jobs, pur avendo letto la biografia di Walter Isaacson e l’ultimo “buonista” prodotto editoriale “Steve Jobs Confidential”,
rimarranno scioccati dai 120 minuti di “Steve Jobs The Man In The Machine” in quanto si
riuscirà a comprendere quanto Jobs fosse privo di empatia o amorevole interesse verso chiunque lo circondasse.
Durante lo sviluppo della narrazione verranno presentati gli episodi che come in un mosaico ricostruiranno il carattere di Jobs, un personaggio dedito alla menzogna ed allo sfruttamento
della buona fede di quanti lo circondavano (come con l’amico prima e collaboratore poi Wozniak
negli episodi di Atari e della creazione del primo personal computer), della negazione degli affetti e delle responsabilità (come con la sua primogenita Lisa e sua madre), il mostrare che si circondasse solo di persone da cui poteva trarre vantaggi mentre ignorava o derideva quanti non potevano aiutarlo a trarre qualche forma di utilità e molti altri meno lusinghieri episodi di cui Jobs fu protagonista.
In sostanza “Steve Jobs The Man In The Machine” ci presenta il ritratto di un uomo
che al netto di un unico innegabile talento, la capacità di narrare e proporre concetti in
maniera avvincente, ha vissuto più nell’ombra che nella luce.
Un uomo che, una volta compreso, oscura e non sopravvive al suo “genio”.
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