Hideo Kojima e l’Intelligenza Artificiale nei Videogiochi
Hideo Kojima, celebre creatore di Death Stranding e Metal Gear Solid, ha recentemente condiviso la sua opinione sull’uso crescente dell’intelligenza artificiale (AI) nello sviluppo dei videogiochi. Mentre il dibattito nel settore continua a infiammarsi tra chi abbraccia l’AI per generare asset o supportare la programmazione e chi, invece, teme che possa annientare la creatività umana, Kojima offre una visione equilibrata.
Il game designer giapponese, noto anche per la forte componente narrativa delle sue opere e l’esplorazione delle nuove tecnologie, sostiene che gli esseri umani dovrebbero sempre guidare la parte creativa, delegando invece all’AI solo i compiti più ripetitivi e tecnici, nell’ottica di risparmiare tempo e risorse.
Kojima ha dichiarato che considera l’intelligenza artificiale come una sorta di “amica”, utile soprattutto per alleggerire il carico di lavoro nei processi meno creativi. L’obiettivo non è sostituire l’ingegno umano, bensì collaborare con l’AI per rendere più efficiente la produzione, rimanendo però sempre un passo avanti sotto il profilo creativo.
La discussione resta aperta anche tra altri sviluppatori: Akihiro Hino, CEO di Level-5, afferma che già oggi l’80-90% del codice nei videogiochi viene scritto dall’AI e poi rifinito dai programmatori umani. Tuttavia, secondo Hino, resta fondamentale il giudizio e il gusto dei creatori nel selezionare e adattare i contributi dell’AI.
Non mancano i pareri contrari: Yoko Taro, direttore di Nier Automata, teme che l’avvento delle intelligenze artificiali possa portare a una perdita massiccia di posti di lavoro nel settore. Anche tra i fan si riscontrano opinioni diverse: alcuni sono preoccupati che i compiti “noiosi” delegati all’AI siano comunque il frutto di competenze specializzate, altri invece apprezzano l’idea di usare l’AI solo come strumento di supporto per migliorare i flussi di lavoro, senza rimpiazzare la componente umana.
